scritto da polloviparo.
Oggi metteremo a confronto due titoli presentati in occasione di Essen 2011 che condividono l’ambientazione, si tratta infatti di sistemi insulari situati nell’Oceano Pacifico.
Parliamo ovviamente di Hawaii di Greg Daigle e di Vanuatu di Alain Epron.
In entrambi i casi parliamo di giochi di piazzamento, quindi cercheremo di capire cosa li differenzia ed i punti di forza dell’uno o dell’altro.
Leggendo la sezione meccaniche di Hawaii nella scheda di bgg troviamo le seguenti voci: Action Point Allowance System, Area Movement, Modular Board, Worker Placement; in quella di Vanuatu: Action Point Allowance System, Auction/Bidding, Variable Phase Order.
Come vedete le similitudini sulla carta sono molte.
A dire il vero “Modular board” a mio avviso poteva essere tranquillamente inserito anche in Vanuatu (e anzi forse a maggior ragione), comunque procediamo oltre.
Entrambi i giochi sono stati illustrati sul nostro blog: qui Fabio ci parla di Hawaii e qui Iziosbiribizio ci parla di Vanuatu.
Non mi soffermerei quindi sui regolamenti di gioco, ma passerei subito alle impressioni personali.
Entrambi i titoli presentano regolamenti non particolarmente complessi, se proprio mi devo sbilanciare, fra i due il più difficile da “assimilare” è quello di Vanuatu.
Nel caso di Hawaii, sebbene il gioco presenti diverse scelte, il tutto è riassumibile come ci ha egregiamente descritto il buon Fabio, in muovi omino – prendi tessera.
Per Vanuatu le cose si fanno decisamente più complesse, le azioni sono molte e diverse fra di loro: pesca pesce o tesori, vendi al mercato, carica merci sulle navi, insedia capanna sull’isola, porta turisti in visita, ecc…
Molto simpatica l’azione che permette di disegnare sulla sabbia, da cui si ricava l’immagine di copertina qui ritratta.
Le azioni nel complesso risultano comunque ben bilanciate e permettono strategie diversificate.
Dal punto di vista delle dinamiche di piazzamento Hawaii è sicuramente più lineare, adottando meccaniche già viste e collaudate.
Gli spostamenti costano in base alla distanza ed il primo che arriva “meglio alloggia” (nel senso che ha una scelta più ampia).
Il piazzamento degli edifici per costituire i propri villaggi, sempre come ci ricorda il nostro Fabio, non può che richiamare alla memoria Vikings di Kiesling, quindi anche in questo senso un qualcosa di già provato.
La vera novità, se di novità si può parlare è quella di decidere il costo da affrontare per l’acquisizione delle tessere.
Meglio risparmiare e pagare il meno possibile o pagare di più per ottenere il bonus di maggioranza.
Questa una delle principali scelte con cui ci dovremo scontrare ripetutamente nell’arco della partita.
Da notare che il gioco è uno di quelli “con la coperta corta”, ossia le risorse per pagare le tessere o per spostarsi sono sempre molto risicate.
Di conseguenza, se anche il desiderio di pagare molto la tessera scelta o addirittura di prenderla nella sua versione potenziata fosse molto forte, spesso non potrete metterlo in pratica per carenza di “materia prima”.
Per il resto per quanto riguarda i materiali sicuramente siamo sugli ottimi livelli a cui la HIG ci ha abituato.
L’impatto visivo di tutte le tessere particolarmente colorate è molto gradevole.
Segnalerei come difetto del gioco un tempo di setup un po’ lunghetto.
Sebbene avessi tutte le tessere divise per categorie, l’ultima volta che ho fatto una partita con mia moglie, mi sono reso conto che ho impiegato più tempo a preparare il gioco e a riporlo nella scatola, che a giocare…
Il gioco è comunque a mio avviso molto piacevole da giocare ed il fatto che non sia particolarmente complesso, gli permette di essere affrontato anche da giocatori non particolarmente assidui raggiungendo conseguentemente con maggior frequenza il tavolo di gioco, rispetto a titoli più impegnativi.
E nel richiamare titoli più impegnativi, passerei proprio a Vanuatu.
Attenzione a non confondere impegnativo con complesso.
Anche in questo caso trovo che il regolamento non sia eccessivamente difficile da comprendere (sebbene con una curva leggermente superiore a quella di Hawaii), tuttavia il gioco comporta uno sforzo “intellettivo” decisamente maggiore.
E’ un titolo sicuramente più difficile da padroneggiare e in questo caso il target lo vedo più rivolto ai giocatori assidui che non ai “casual”.
In Vanuatu le azioni vengono opzionate direttamente sulla plancia di gioco, con un sistema di maggioranze che può impedire agli avversari di compiere le proprie azioni.
Quando si scelgono le proprie azioni si deve cercare di “prevedere” un possibile ordine di risoluzione, in modo che queste si concatenino nella giusta sequenza.
Tuttavia è sufficiente che un giocatore avversario ci neghi la possibilità di compiere una sola azione per “spezzare la catena” con effetti a dir poco catastrofici.
Vanuatu è un gioco molto cattivo, l’interazione atta ad ostacolare gli avversari è forte, tant’è vero che quei giocatori che amano “coltivare il proprio orticello” senza essere disturbati, farebbero bene a guardare altrove.
Mi sento di dire che il sistema è molto più originale di quanto visto in Hawaii.
Come se non bastasse la mole notevole di possibilità offerte dalle diverse azioni, a complicare ulteriormente le cose ci si mettono pure i personaggi 😉
In Vanuatu è possibile all’inizio del turno scegliere un personaggio fra quelli disponibili, guadagnando un vantaggio esclusivo per l’intera durata del turno.
Questo obbliga o meglio suggerisce di impostare le scelte di conseguenza.
Se prendo il personaggio che mi permette di muovere gratuitamente la mia barchetta, ovviamente ho intenzione di basare le mie mosse proprio sul movimento.
Magari mi sposto per andare a ripescare tesori in un altro esagono e ho scelto proprio quel personaggio perché non avevo soldi a sufficienza per pagare lo spostamento, ma ecco che un altro giocatore inizia a buttare dei dischi azione sul movimento… Le cose si mettono male…
Vanuatu è un gioco che non perdona e il giocatore esperto si mangerà il giocatore occasionale in un sol boccone.
I materiali sono adeguati, nel senso che le tessere esagonali sono di buon spessore ed i trippoli in legno assolvono alla loro funzione sebbene alcuni siano un po’ piccolini (chi a detto pesce e tesori?).
La plancia ha tuttavia un “sapore da autoproduzione” con un evidente fascia di giunzione in corrispondenza della linea di piegatura.
Le illustrazioni hanno una caratterizzazione quasi fumettosa, con tinte che in alcuni casi richiamano molto le tonalità degli acquerelli.
Iniziamo a tirare due somme.
Il termine di paragone fra i due giochi viene quasi spontaneo vedendo il mare raffigurato su entrambe le scatole.
Per entrambi il colore predominante è l’azzurro, in tonalità forte ed accesa per Hawaii, tenue e tendente al bianco per Vanuatu.
Entrambi sono giochi di piazzamento, ma alla fine le differenze sono sostanziali.
Hawaii è un gioco piuttosto semplice, adatto a serate in cui non volete un titolo eccessivamente “brain burner” comunque capace di divertire e di offrire un livello adeguato di sfida.
Vanuatu invece è un titolo molto più impegnativo, che richiede grande concentrazione, obbligando a cercare di leggere le intenzioni degli altri giocatori e prendendo eventualmente delle contromisure a mosse che possono rompere le uova nel paniere.
Hawaii è un gioco che copre un range da due a cinque giocatori e sostanzialmente scala piuttosto bene, sebbene sia più appagante in più giocatori.
L’esperienza in due non risulta comunque mortificata e rimane appagante.
Vanuatu nasce per 3-5 giocatori, ma a pochi giorni dall’uscita è stata pubblicata una variante ufficiale dall’autore che ha aggiunto le regole aggiuntive per due giocatori.
Non avendo avuto modo di giocarlo in tale configurazione, non posso esprimere un parere personale, da quello che ho letto funzionano a dovere, ma vista la tipologia di gioco, non ho interesse a giocarlo in meno di tre.
La sua vera forza, come ho tentato di spiegare è quella di “negare” le azioni ai giocatori (e godere delle facce che tentano di rimanere impassibili quando piazzate i vostri dischetti proprio su quell’azione che serviva loro…)
Per quanto riguarda l’alea in Vanuatu è sicuramente più contenuta. Ci sono elementi che vengono pescati in modo casuale come gli esagoni terreno e le tessere turista, ma hanno sicuramente un impatto inferiore rispetto alle “tessere costo” di Hawaii.
In entrambi i giochi comunque il fattore fortuna è molto contenuto e quasi ininfluente, semplicemente è richiesto di adeguare la propria strategia a quanto disponibile nel turno in corso.
I fattori casuali assicurano una certa variabilità alle partite e difficilmente faranno storcere il naso agli amanti del German style.
Il tempo di gioco è di 90 minuti per entrambi i titoli e mi sento di dire che è un valore verosimilmente corretto, anche perché entrambi i giochi contano su un numero prefissato di turni, a voler essere pignoli forse Vanuatu in cinque giocatori può raggiungere tranquillamente i 120 minuti.
Per le caratteristiche che vi ho descritto sopra, sicuramente mostra più il fianco a giocatori particolarmente “pensanti”.
Fatico a dire se uno dei due giochi sia superiore all’altro, in quanto avendo target (e canoni di divertimento) diversi, li reputo difficilmente confrontabili, differentemente da quanto poteva suggerire l’incipt.
Dipende un po’ dai gusti quello che mi sento di dire è che se avete già diversi giochi di piazzamento nella vostra collezione, sicuramente Vanuatu è più originale e quindi ha qualche possibilità in più di differenziarsi da altri titoli della stessa tipologia.
Se vi piacciono i titoli impegnativi con Vanuatu andate sul sicuro e da quanto si apprende dai forum dovrebbe essere in dirittura d’arrivo (sembra per la seconda settimana di luglio) la versione italiana distribuita da Asterion Press.
Viceversa se preferite un qualcosa di più semplice, potete rivolgere le vostre attenzioni ad Hawaii, che come segnalato nell’ambito della recensione è disponibile su Egyp a 38,90 euro.
In entrambi i casi vi porterete a casa un buon gioco.
— Le immagini sono tratte da BGG. Tutti i diritti sui giochi appartengono agli Autori e alla Case editrici. Le immagini e regole sono state riprodotte ritenendo che la cosa possa rappresentare una gradita forma di presentazione dei giochi. —