Anteprima – Moeraki Kemu

scritto da Fabio (Pinco11)

Nonostante la gran massa di titoli proposti alla fiera di Essen, ho notato che una categoria che sta conoscendo un calo nel numero delle proposte è quella dei titoli ‘astratti’ da scacchiera, per cui, notato il titolo di oggi, ossia Moeraki – Kemu, ideato da Stefan Kiehl ed edito dalla (sua) Kiehly ed incuriosito dalla sua ‘ambientazione’ mi sono subito predisposto per presentarlo sul blog.
La particolarità di questo prodotto sta nel fatto che è stata posta una certa cura nella sua realizzazione, ideando addirittura una teorica ambientazione che, tirate le somme, risulta nel complesso gradevole e piacevole, così come lo è la componentistica, tutta ispirata allo stile maori tipico delle isolette neozelandesi. L’idea è quella che le dispute tra due tribù siano risolte grazie a partite a questo gioco, il quale utilizza, per descrivere i vari pezzi, combinazioni e termini di gioco parole tratte proprio dalla lingua originaria degli all black.
A livello di dinamiche si tratta di un gioco da scacchiera con meccanismi legati al controllo territorio e connessione, relativamente facile da spiegare.

Aka, ara, awa .. whata (no, non è l’elenco del telefono kiwi)
Il gioco si presenta, come accennavo, con una componentistica ben articolata e studiata, con una scacchiera tonda che raffigura al suo interno un ottagono, nel quale è ricavata una griglia composta da molte caselle quadrate ed alcune (quelle sul bordo) triangolari. Vi sono quindi 28 biglie, rispettivamente bianche e nere, destinate ad essere collocate, a turno, negli appositi spazi ricavanti sugli angoli di quadrati e triangoli che compongono la griglia, nonchè 48 tesserine (bianche e nere) utili a tenere traccia di chi controlli le caselle nel corso del gioco. Completano la dotazione la palla verdolina neutrale che è collocata nell’area centrale ad inizio partita, due pietre contapunti ed i due trippoli (maori – tane) utili per il gioco avanzato.

Le regole, come accennavo, sono semplici semplici. Ad inizio partita si piazza in uno degli angoli delle caselle centrali (quelle delimitate dal cerchio) la palla neutrale, quindi ognuno, a turno, piazza una delle proprie biglie. L’idea è che si deve cercare di controllare più spigoli possibili di ogni casella: quando tutti e 4 gli spigoli di una casella sono occupati, si va a verificare chi ne abbia di più ed in tal caso chi ha la maggioranza controlla la casella, ponendovi il proprio segnalino (in caso di parità nessuno). 
La vittoria arriderà a chi per primo ottenga uno dei 4 obiettivi fissati dal gioco, ossia:
1. riuscire ad occupare, semplicemente, tutti e 4 gli spigoli di una casella quadrata (tahuna – beach) ;
2. formare con le proprie biglie una linea retta di congiunzione tra due lati della scacchiera (awariver) o tra un lato di essa e la biglia neutrale iniziale ;
3. occupare tutte e 4 gli spazi che formano i 4 lati maggiori dell’ottagono della scacchiera (ara – path) ;
4. una volta occupati tutti gli spazi utili per il piazzamento di biglie, si va a verificare chi abbia il controllo del maggior numero di caselle (nota che quelle triangolari possono valere 1/2 punto, se si controllano con la maggioranza di 2 a 1) – marae – holy ground.
La guerra dei Tane sull’isola Moeraki tra le Iwi maori 🙂
Ok, lo ammetto: stà storia  dei nomi maori, dopo l’iniziale perplessità, mi ha intrippato a sufficienza da approfondire il gioco, per cui sono portato a pensare che alla fine la fatica spesa per dare una ipotetica ambientazione ad un gioco di per sè astratto, di quelli che di solito si vedono appioppare nomi brevi e proposti con una classica scacchiera e pezzi di legno marrone chiaro e scuro, sia valsa la pena e possa produrre l’effetto di far notare maggiormente un titolo che altrimenti avrebbe potuto scivolare nell’anonimato della ressa della fiera.
E’ chiaro che l’ambientazione è fittizia e dubito che il titolo recuperi davvero i contorni di un gioco tradizionale del posto, ma tra i nomi in lingua aborigena ed i disegni del manuale l’effetto finale è sicuramente gradevole.
Quanto alle dinamiche chiaramente solo un buon numero di partite può trasmettere sensazioni precise circa la profondità ed equilibrio dell’esperienza di gioco, tuttavia le percezioni sono positive: le tre prime condizioni di vittoria sembrano destinate ad essere sfruttate in modo sempre più sporadico con il crescere dell’abilità dei giocatori e risultano a logica utili per imporre catene di mosse forzate all’avversario, più che per porre effettive minacce di vittoria. In altre parole il predisporre tre pietre a controllo dei tre spigoli di un quadrato costringe, a mò di scacco, l’avversario ad occupare il quarto (per evitare la sconfitta) e la stessa cosa può valere nel momento in cui ci si avvicini ad ottenere le richieste linee ininterrotte di proprie biglie: mano a mano che si prende la mano con il gioco si dovrebbe essere in grado di costringere l’avversario a sequenze sempre più complesse di mosse, nella logica di un buon damista o addirittura scacchista.
Quale sia la profondità dell’albero combinatorio per ora mi sfugge, anche se la scacchiera, con le sue 56 biglie, non sembra infinita, ma del resto si sta parlando di una rappresentazione di una ipotetica isoletta australe, per cui certo non potevamo proporre un campo da calcio con centinaia di pietre da piazzare (a proposito, il nome, tradotto, significherebbe ‘gioco delle pietre’). In ogni caso il fatto che il titolo proponga regole per iniziare, altre per il gioco base ed addirittura alcune (ossia l’introduzione di una pietra ‘guerriero’ per parte, in grado di rimuovere tutte le tessere controllo dalla riga nella quale è collocato) per il gioco da esperti e che sia dotato di una componentistica accattivante lo rendono, se non altro, meritevole di attenzione.
Quanto al target , ovviamente, un minimo di predilezione per gli astratti è richiesto 😉

Sfrutto infine la gentilezza dell’autore al quale rivolgo alcune brevi domande.

Is the theme, as I imagine, completely fictitious or did you really find something about a maori boardgame … ? The backroundstory about the maori tribs is fiction, of course.

Can you tell me what the price of the game wil be ? 

The price of Moeraki-Kemu is 49,90 € + distribution costs in 2011. This is a market intoduction price. The regular price in 2012 is 59,90 € + distribution costs. The first edition of the game ist just a small number of 962 Games. 

Why did you decide to publish the game by yourself ?

The game producers liked the idea of the game but it did not see a profitable market for the game (it´s just a 2 person game, the manufacturing costs too high). But in retrospecitve im very happy, because my grafic designer Florian Buchner and myself had completly free hand to produce the game as we wishes. 

How did you have the idea of the ‘kiwi’ background ?

A important element of the game is the neutral ball in the center of the board. I remember on my newseeland holiday in the year 2005. I saw in the south island of Newseeland the moeraki boulders on a beach. There a big rocks in shape of balls. I just like the idea of the moeraki boulders to give the abstract game a living story. The Kiwi background also support the grafical apperiance of the game.

Un saluto al buon Stefan, che ho avuto occasione di incontrare in fiera (vincendo anche una partitella ‘della bandiera’, grazie ad una sua distrazione) e di seguito ecco a voi un breve video, utile per prendere visione dei materiali di gioco e delle regole.

— Le immagini sono tratte dal manuale del gioco, da BoardGameGeek o dal sito della casa produttrice (Kiehly) alla quale appartengono tutti i diritti sul gioco. Le immagini e regole sono state riprodotte ritenendo che la cosa possa rappresentare una gradita forma di presentazione del gioco. —