Recensione – Kwak

scritto da Fabio (Pinco11)

Il titolo del quale ci occupiamo oggi, ossia Kwak!, edito dalla italiana Imagommage ed ideato da Fabrica Ludens di Umberto Berton (per 2-4 giocatori, partite dai 25 minuti in su, età suggerita a partire da 10 anni, dipendente dalla lingua, in quanto presente testo sulle carte, ma in più lingue, tra cui l’italiano) rappresenta una sorta di ideale esercitazione di stile su di un tema classicissimo, ossia il gioco dell’oca, però qui del tutto rivisitato e ‘stravolto’, al punto da eliminare anche la presenza del classico dado che ne era il motore principale.
I partecipanti (‘un gioco per volponi’, recita lo slogan del gioco) sono infatti chiamati nel corso della partita a muovere le sette oche in dotazione, svolgendo le azioni previste dalla casella di arrivo, ma senza che nessuna ‘appartenga’ ad alcuno e gli elementi alla base delle meccaniche sono quelli del bluff, della memoria e, perchè no, della fortuna.

Il gallo e la gallina van le oche a visitar .. 
Dentro alla scatola, che raffigura in bella mostra un’oca ed una volpe, c’è il classico tabellone, sul quale è disegnato un bel percorso a caselle che, partendo da un laghetto iniziale (nel quale si collocano le sette ochette, in resina e colorate, ciascuna munita di un segnalino magnetico che nasconde il colore di ognuna di esse, inizialmente segreto), condurrà le oche verso il traguardo. In dotazione ci sono poi sette bandierine, che andranno ad identificare i vari giocatori, posizionate sul percorso segnapunti sul bordo del tabellone e sette tessere ‘gabbia’, sotto a ciascuna delle quali si nasconde, a sua volta inizialmente sconosciuto, un colore. Completano la dotazione due  mazzi di carte (si pescano durante il gioco, trattenendole, fino ad un massimo di 4, in mano, per giocarle al momento opportuno), uno contenente le carte evento (18) e l’altro le carte zuffa (unghie, zanne e fuga) ed il regolamento.
Ad ogni mossa semplicemente il giocatore di turno può prendere una qualsiasi delle oche (nessuno ‘possiede’ nessuna oca!) e muoverla del numero di caselle che desidera, da una a dieci. A seconda del tipo di casella nel quale l’ochetta arriva, diverso è l’effetto prodotto: abbiamo così il guadagnare un punto per ogni casella percorsa in quel turno (per le caselle vuote), pescare (caselle acqua e ponte) una o più carte evento (servono per produrre l’effetto indicato su di esse) o zuffa  (servono per impedire all’avversario di compiere azioni volpe, gabbia o bistrot), oppure (se si va su una casella volpe) guardare sotto una delle oche (scoprendo il suo colore segreto) e sotto una delle gabbie (ottenendo lo stesso risultato e potendola spostare in una casella vuota a scelta). Quando si capita su di una casella gabbia, infine, si può provare a catturare una delle oche, cercando di abbinare il colore della gabbia con quello sotto ad un’oca a scelta: se si fa l’accoppiata  giusta si cattura quell’oca, altrimenti si perdono tutti i propri punti. 
Quando si finisce sulla casella bistrot si prova invece a mangiarsi l’oca, potendo cercare di eliminarla dal gioco, se si accoppia con la giusta tesserina gabbia. Se, infine, si va nel bosco, non si produce nessun effetto, se non impedire che quell’oca possa nel suo turno andare su caselle volpe, gabbia o bistrot.
L’idea del gioco è quella di ottenere uno dei tre obiettivi che attribuiscono la vittoria, ossia far arrivare al traguardo l’oca del proprio colore, oppure ottenere 50 punti (avendo però catturato almeno due oche) o avere più punti di tutti se non ci sono più oche in corsa.
Ma lo sa che lei è proprio un bel volpino?
.. così diceva il vecchio Tarocò, al secolo Ezio Greggio di Drive In … Bei tempi … Vabbè, la frase mi è venuta in mente visto il tema del gioco, che verte simpaticamente intorno alla lotta tra le oche, per arrivare alla salvezza e le volpi, o meglio ‘volponi’, che dovrebbero essere i giocatori. Come accennavo il titolo parte dall’idea originaria del gioco dell’oca, mutuandone anche l’ambientazione faunistica, oltre che l’idea del percorso, realizzando però alla fine qualcosa di completamente diverso, tanto da non renderlo adatto per i più piccoli, perlomeno giocando secondo le regole proposte (infatti si parla di 10+ come età).
Parto come sempre dalla componentistica per riconoscere che, visivamente, si tratta di una delle migliori produzioni che abbia visto di recente: le ochette sono molto belline (occhio però a metterle in mano a dei bimbi, perchè non sono infrangibili!), di buona dimensione e colorate, così come azzeccata è la grafica del tabellone (di Hubert Garnisch) e delle carte. L’attenzione profusa a questo aspetto è stata notevole, tanto che mi viene da segnalare la presenza di un velo di gommapiuma per separare il tabellone (robusto) dal resto dei componenti, così come l’idea di avere i segnalini con i colori delle oche addirittura magnetici. Uniche minori pecche possono consistere, giusto a fare i pignoli, nel fatto che manca un ‘aiuto giocatore’ con l’elenco degli effetti delle caselle (che poteva essere implementato sul tabellone o su apposite carte) e che il manuale non è illustrato. Ben poche lamentele quindi!
Passando alle dinamiche di gioco cerco di far comprendere come alla fine il fatto di poter liberamente scegliere quale oca muovere (fino a dieci caselle) fa si che il gioco si trasformi in una specie di ‘gestione azioni’, dovendo ogni volta, a colpo d’occhio, il giocatore di turno verificare quale tra le azioni disponibili (non è detto che lo siano sempre tutte) sia per lui la più opportuna da usare. Le prime scelte tattiche sono quindi tra il fare presto punti (non vantaggiosissimo) o l’incamerare subito delle carte (da usare più avanti), restando però indietro in classifica. L’uso della carte può poi letteralmente ‘bloccare’ gli avversari meno accorti nel metterle da parte (con le zuffe) ed un pò di memoria è indispensabile. Nel contempo infatti si deve, prima o poi, iniziare a sbirciare sotto alle gabbie ed oche, per capire quali sono gli abbinamenti in vista delle possibili catture o del tentativo di arrivare al traguardo. C’è sicuramente, vista la casualità nel guardare sotto alle oche e gabbie e nella pesca delle carte, un elemento fortuna, ma fortissima è anche la necessità di saper bluffare, ossia di ingannare gli avversari su ciò che si è visto. Per capirci, se avete appena guardato sotto ad un’oca ed una gabbia ed avete scelto di avvicinare quest’ultima all’oca, vorrà dire che hanno due colori uguali, o solo che state cercando di ingannare l’avversario? Rischi di questo tipo si prendono ed offrono spesso nel corso della partita ed alla fine è possibile anche vincere o perdere nell’arco di un paio di mosse. 
A questo si aggiunge poi la necessità di ricordare, nel tourbillon di gabbie ed oche spostate, quale colore corrisponde ad ognuna e non è infrequente vedere giocatori che si dimenticano completamente i colori appena visti ..
Divertente? Dipende moltissimo da cosa vi aspettate. Se volete un gioco matematico, da riflettere, non è fatto per voi, così come se volete qualcosa di semplicistico e solo per bambini come il vecchio gioco dell’oca. Se cercate invece qualcosa di alternativo, da proporre in serate non troppo impegnate a gente che vuole fare due risate, può fare per voi. 
Quanto alla scalabilità direi che il controllo su ciò che accade è maggiore in due, mentre il divertimento cresce con l’aumentare dei componenti del gruppo.
In definitiva Kwak è un titolo alternativo, che propone, svecchia e rilancia l’idea del percorso a caselle, dandogli un’immagine del tutto nuova e moderna. Corre il rischio di cadere, come target, proprio in mezzo tra i più piccoli (ai quali potrebbe però risultare un attimo ‘indigesto’ l’elaborare le regole e non coinvolgerli troppo), attratti dalla bellezza dei componenti, ed i più grandi, che possono essere sviati dai materiali (pensando erroneamente che è un gioco ‘per bambini’), ai quali è proposta la possibilità di bluffare alla grande, senza risultare nel contempo affatto brain burning.  I primi però possono apprezzare molto l’aspetto mnemonico, mentre i secondi probabilmente si concentreranno sull’uso delle carte. Da provare, per capire se rientra o meno nelle vostre corde, ma comunque non da archiviare come titolo banale! E’ possibile, per altro, proporlo anche solo ai più piccoli, eliminando le carte e facendolo diventare una sorta di gioco ‘di memoria’ (lo segnalo per chi volesse proporlo ai figli, magari non abbastanza grandi).
Il prezzo di vendita consigliato per il gioco è, infine, di euro 29,90.
Si ringrazia l’editore per l’invio di una copia per la recensione.

— Le immagini sono tratte dal manuale, o dal sito della casa produttrice (Imagommage) alla quale appartengono tutti i diritti sul gioco di cui si parla. Le immagini e regole sono state riprodotte ritenendo che la cosa possa rappresentare una gradita forma di presentazione del gioco. —   
By Fabio (Pinco11) Posted in Kwak