[Facce da gioco] L’amante della scatola

scritto da Fabio (Pinco11)

Tempo fa scrissi un filone di tre articoli dedicati alle facce da gioco, ossia alle piccole abitudini, deviazioni e manie tipiche del mondo degli appassionati giocatori da tavolo. Fu un’occasione per scherzare insieme, facendo un poco di autoironia e devo dire che i riscontri furono positivi, tanto che a volte mi era capitato, a distanza di tempo, di scherzare con qualche amico su alcune delle etichette che mi ero inventato. La più apprezzata, devo dire, resta quella del sommellier, appellativo che fa tanto cool ed intenditore e che maschera dietro di sè il bisogno quasi compulsivo di qualcuno (ogni riferimento a persone o cose da me conosciute è puramente casuale …) di vedere sempre cose nuove 😉
In un paio di mail scambiate con lettori però sono usciti spunti per una nuova piccola escursione nel nostro piccolo bestiario, in quanto due di essi mi hanno segnalato una abitudine, o meglio una anomala forma di attrazione che molti boardgamers condividono, ossia quella nei confronti della scatola del gioco. Quanto del fascino del Risiko è dovuto proprio ai carrarmatini ? 

… il razzetto !!!
Test

Come in tutti i migliori articoletti da spiaggia (perchè, non l’avete visto che fuori il sole, di stì tempi, è abbacinante?) eccovi il classico elenco di domandine, utili qui per capire se la questione vi riguarda 😉
1. Comprereste un gioco privo di cellophane a prezzo intero?
2. Avete in casa giochi mai provati? Se si, essi sono ancora da defustellare?
3. La vostra collezione di giochi è in un luogo visibile?
4. Vi trovate mai a guardare, fermi, le scatole dei giochi impilate (o allineate) senza che in realtà sia il momento di scegliere un gioco da prendere?
5. Provate piacere nel possesso della scatola da gioco? 
6. Vi definite collezionisti?
7. Cosa fareste all’amico che ha appena fatto cadere per terra, di spigolo, la scatola della vostra prima edizione di Mage Knight, danneggiandone irrimediabilmente lo spigolo?
8. Quanto volete bene a vostro figlio piccolo che per sbaglio si è impadronito della vostra scatola di Steam trovando nel tabellone da gioco il posto migliore per disegnare le margherite con i pennarelli indelebili?
9. Avete mai sentito l’odore della scatola di un gioco appena aperto? Lo sapreste identificare?
.. la visione della ruota da vicino ..
Ok, ok. Penso che abbiate già capito che questo articolo parla anche di voi … 😉
In realtà il rapporto fisico con gli oggetti credo, da profano, che occupi diversi studi in psicologia, a partire da quelli legati ai primi mesi di vita del bambino, dove il contatto rappresenta appunto il primo dei modi di comunicare con lui, visto che non parla, non capisce cosa dite e gradualmente si sviluppa la vista. Forse forse quella forma di passione fisica per le cose, ossia il piacere che si prova nel contatto, trova in quei nostri primi contatti con il mondo il suo fondamento.
Fatto sta che, mi diceva l’amica Ange, alla fine ci si trova, a volte, a prendere in mano una scatola da gioco e a quasi accarezzarla brevemente, nel metterla via, un pò come accade per un bel libro che, prima di mettersi a letto, dopo averne lette alcune pagine, si ferma con il suo bel segnalibro e poi si ripone con cura sul comodino. Forse è per quello che, cambiando settore, non ho ancora comprato il lettore di ebook, pur avendone avuto il desiderio da anni: ho la sensazione che mi mancherebbe il contatto con la carta … non so, è qualcosa che è difficile spiegare, ma sono sicuro che mi avete capito lo stesso 😉
I trippoli per definizione, ossia quelli di Carcassonne..
L’apertura della scatola
Questa fisicità poi diventa un piccolo tuffo nel passato, un sense of wonder, quando si va ad aprire per la prima volta il gioco. Quante volte vi siete trovati ad aprire la scatola senza avere davvero intenzione o tempo o compagnia per giocare? Se la risposta è ‘mai’ allora rientrate probabilmente negli utilitaristi, ovvero quelli che fruiscono del gioco per quello che vi può dare, senza che il fenomeno della affezione alla scatola vi tocchi minimanente e siete fuori quindi dalla sindrome che questo articolo affronta 😉
Questo penso di averlo comprato solo per i pezzi …
Se la risposta è no, in realtà non siete malati di niente: siete solo appassionati ed in quanto tali vi fa piacere godere un attimo della vostra passione: è un pò come quella pubblicità dei tizi che mangiano lentamente le mozzarelle, per sentirne meglio il gusto. Voi semplicemente vi godete l’apertura della scatola per vedere cosa c’è dentro, ma anche per non perdervi quel senso di nuovo che il defustellamento vi offre, con quell’odore di nuovo che si dipana nell’aria, a volte che sa un pò di petrolplastica, a volte più di carta…
Ok, ok, non è la stessa cosa di sentire l’aroma del caffè la mattina in casa o quello del pane nell’aria quando all’alba passate davanti ad un panificio appena aperto, però penso di avere dato l’idea …
Il bello sta nel vedere per la prima volta i componenti, nel toccarli, nell’apprezzare la piccola novità od il tocco di classe che ha avuto stavolta l’editore, il tutto alla ricerca, forse, dell’elemento distintivo del gioco: sarà quello dei trenini, o quello dei tombolini o chissà? 
Alzi la mano chi non ha libri non letti (che probabilmente mai leggerà) in casa e chi non ha giochi mai giocati (e che molto probabilmente mai giocherà) in casa, ma che non si pente (troppo) di averli acquistati..
Pensando che si stanno sviluppando molto in rete video e report fotografici degli unboxing mi sa che stà passione per le scatole non è poi fenomeno riservato a pochi individui isolati … 😉
Mi è rimasto attaccato alle mani ..

Questa è la frase che utilizzo di solito per definire un acquisto ‘compulsivo’, in quanto la figura dell’amante della scatola è, naturalmente, affine a quella dell’acquirente compulsivo. L’idea che voglio trasmettere con quella espressione è quella che a volte ci si trova spinti a comprare un determinato gioco solo perchè è ben presentato, perchè vi capita in mano in un negozio o centro commerciale e proprio non riuscite più a metterlo giù, fino alla cassa. Da qui il ‘mi è rimasto attaccato alle mani’. Vi è mai capitato? 🙂 🙂   
Potrei andare avanti per un pò con le faccine sorridenti. Se siete arrivati a leggere qui vuol dire che vi siete concessi qualche minuto extra rievocando, nel leggere, il vostro rapporto fisico con gli oggetti da collezione. O forse vi state solo chiedendo quanto sia fuori quello che scrive. Mannò, via, il gioco da tavolo è un divertimento sano, intelligente, che tiene vivi, giovani e che richiede socialità (a meno che non siate appassionati dei solitari). Tutte cose positivissime, direi!!!
Ah, dimenticavo: quanto vi fa piacere sentire il rollio dei dadi che scontrano tra loro mentre li fate rotolare nelle mani? E quanto preferite i trippoli in legno rispetto a quelli di plastica?
Un saluto a tutti! Attendo di sentire le vostre impressioni e raccogliere le vostre sensazioni sullunboxing
— Le immagini sono tratte dai giochi e da me scattate, salvo quella relativa al Risiko, tratta dal sito dell’editore, Editrice Giochi e quella di Golden Horn (Piatnik). Agli editori spettano i diritti sui prodotti ritratti e le immagini saranno rimosse, in caso, su semplice richiesta. —

[Facce da gioco] Il buono, (il brutto), il cattivo

scritto da Fabio (Pinco11)

Siamo giunti all’ultimo appuntamento del piccolo ciclo dedicato alle ‘facce da gioco’, ossia ad un piccolo bestiario delle figure più ricorrenti intorno al tavolo da gioco: sempre ricordo che lo spirito è quello di ironizzare su noi stessi, sapendo che ciascuno di noi, in un’occasione o nell’altra, può essere stato chiamato ad indossare una delle maschere (come nel teatro greco) delle quali simpaticamente ci siamo occupati (e ci occuperemo oggi).
Il tema di fondo del giorno è oggi quello della competitività. Spesso parliamo dei titoli dei quali trattiamo evidenziando la loro interazione, se diretta od indiretta, nonchè la loro capacità di  stimolare le classiche piccole ‘bastardate’ che tanto animano le partite e non solo, ma non dobbiamo dimenticare che molti dei nostri giochi preferiti devono gran parte della loro fortuna al fatto di essere adattissimi alla miscela di personalità che caratterizza il nostro gruppo.
In questa logica una delle figure che ricorrono più spesso, in tutte le comunità di gioco consolidate, è quella del cattivo, ovvero dell’uomo da battere, quello che vince sempre (o almeno ‘troppo’), che si impegna allo spasimo per prevalere sugli altri e che trasforma le partite spesso in una modalità king of the hill (uno contro tutti!).

… quando un uomo con il fucile incontra un uomo con la pistola .. 😉
Competitività. Non tutti sono animati da essa, nel senso che molti dei partecipanti si siedono intorno al tavolo principalmente avendo in mente soprattutto la seonda parte del classico ‘giochi di società’, ovvero la loro veste sociale, ma i nostri ‘cattivi’ hanno invece una idea del tutto diversa, ossia che si gioca per vedere chi è il più forte!
Bene, partiamo dal nostro piccolo test di personalità per capire se rientriamo o meno nei parametri di questa figura: stavolta dovete annotare se concordate o meno con la frase indicata.
1. L’importante è partecipare .. beh, si, è importante che ci sia ANCHE qualcuno che perda ..
2. La fortuna è cieca: si, se gli ALTRI non hanno fortuna vinco io, perchè a ‘gioco normale’ sono il più forte ..
3. I dadi sono una noiosa scocciatura, perchè attribuiscono agli altri più probabilità di battermi, naturalmente ‘di culo’ ..
4. Allora, vediamo, il 12 ha una possibilità su 36 di uscire, però il legno è essenziale da avere, ragioniamoci un pò sopra .. Nei giochi l’essenziale è capire le matematiche che gli stanno dietro il resto è solo un’attesa della mia vittoria
5. Odio i giochi dove devi convincere le persone ad aiutarti: non so perchè ma in genere con me non lo fanno ..
6. Sono così forte che non mi batte nemmeno Chuck Norris
7. Tengo una statistica aggiornata delle mie percentuali di vittoria e partite.
8. Un esame approfondito delle regole è indispensabile: DEVO sapere cosa succede se il dado rimane inclinato oltre i 20°, ossia se si ritira o no … è NECESSARIO stabilirlo prima !!
9. Nel corso della partita si deve rimanere concentrati: per parlare c’è il tempo tra una partita e l’altra, quando si sceglie cosa prendere !
10. Cooperativo … Si, si, facciamolo: allora IO dico quello che devono fare e così vinciamo … 😉 
Ok, stavolta direi che siete nella fascia dei ‘cattivi’ se rispondete ‘sono d’accordo’ almeno con 5 o 6 delle frasi (per altro dubito che se prendete il via non sarete d’accordo con tutte …).
Devo dire che la presenza al tavolo da gioco dei power player è comunque stimolante, perchè aiutano a focalizzare l’attenzione anche dei meno competitivi: in effetti se pensiamo all’idea di un tavolo dove manchi qualcuno che si sforza davvero per vincere forse forse un pò di sale in quella serata difetta. E’ nel contempo vero che un eccesso di competitività poi mette il ‘più forte’ nelle condizioni di essere ogni volta palesemente l’uomo da battere e la cosa si riflette in un ‘uno contro tutti’ in praticamente ogni partita 😉
Il pericolo, che sta sempre dietro l’angolo, risiede poi, come sempre, nella miscela tra diverse ‘facce’. Il più pericoloso è il lento cattivo: lui vince per esasperazione degli avversari, privandoli della loro animosità per ‘fame’. I tempi biblici di riflessione si abbinano qui ad una determinazione a vincere ed il risultato sono mosse lunghissime ed altrettanto studiate: il problema è che gli altri non reggono alla tempistica ed alla fine la vittoria arriva perchè gli altri hanno dimenticato anche che stavano giocando mentre lui pensava a cosa fare. A volte è capitato di qualcuno che ha tirato su la testa per dire ‘ho finito, sta a te’, scoprendo di essere rimasto l’unico seduto al tavolo 😉
Al suo fianco abbiamo poi il cattivo a tutti i costi. Qui la voglia di vincere è talmente forte da sconfinare nell’abominio, ossia nel ‘piegare’ le regole a proprio uso e consumo, a seconda della situazione, proponendo le interpretazioni più strane (che vengono difese a spada tratta sino alla morte) o ‘dimenticando’ di reistituire un cubetto o una moneta qua e là … Qui il cattivometro cresce a livelli insostenibili ed inevitabile diventa la ‘santa alleanza nei suoi confronti’.

.. ma non posso giocare questa carta contro di lei, perchè è la mia ragazza …
Beh, vi lamentavate dell’uomo che vuole vincere ? Cosa ne pensate allora del suo opposto, la sua nemesi, quello che può fa incattivire il cattivo sino a livelli da Dart Fener ?
Ad ogni tavolo che si rispetti si siede infatti  anche quello che prescinde in assoluto dal concetto di competizione, studiando le regole solo perchè sarebbe scortese verso gli altri non farlo, ma al quale non interessano di solito le ultime righe, ossia quelle dove si descrivono le condizioni di vittoria.
Per lui ogni scelta di gioco è ovvia, ossia l’algoritmo da seguire è ‘fare la scelta che danneggia di meno gli altri’: il suo pacifismo è talmente panico da essere asfissiante per il cattivo, il quale è privato, come fosse aria, del terreno sul quale si svolgono le sue epiche vicende, ossia la competizione.
I titoli che predilige il buono sono ovviamente i ‘solitari di gruppo’, ossia quelli nei quali ognuno fa la sua strada e non dà noia a nessuno: in questo modo non ci si deve mai chiedere come la prenderà il proprio avversario dopo la partita. Il vero peccato capitale del buono, del resto, è quello di rompere la willing suspension of disbielef del gioco da tavolo, ovvero di dimenticare che nella partita ci si deve impersonare in un ruolo e seguirlo sino alla fine: del resto, se dicono che sono ‘uno spietato commerciante che lotta per mandare gli altri in rovina’, non è previsto che regali alla mia fidanzata due monete, così è contenta, o no !!!? 😉
Il buono, come accade classicamente, costruisce anche un proprio elenco di obiettivi, perchè poi è talmente buono da capire che se si limita a muovere senza scopo gli altri non si divertono, per cui, non volendo entrare in competizione con loro, sceglie di cercare di fare cose che in genere agli altri non interessano in via primaria. A Catan di solito li trovate con due casette anche verso fine partita, perchè nel resto del tempo hanno solo costruito strade o comprato carte, così come a Ticket to Ride sono quelli che, rigorosamente con in mano solo gli obiettivi di partenza, hanno cercato di collegare i due estremi della mappa … 😉
Resterebbe il brutto, ma a dire la verità l’ho inserito solo per fare ‘assonanza’ con il vecchio ed ispirante film western ben noto a tutti: di brutto al tavolo da gioco del resto non c’è nessuno, perchè alla fine sono tutti amici ed il giocare insieme ha contribuito anche a farci conoscere …. 🙂
Vabbè, per ora direi che delle nostre maschere ne ho rivelate sin troppe e mi accingo a chiudere qui la miniserie di articoli su di esse. Sperando d aver strappato qualche sorriso vi saluto, invitandovi, magari, ad indicarmi alcune facce che possa aver dimenticato !!!!

[Facce da gioco] Il lento

scritto da Fabio (Pinco11)

Visto il riscontro positivo dei lettori sul precedente articolo dedicato al costruendo bestiario dei giocatori, eccomi al secondo appuntamento, che non poteva non riguardare una delle figure più ricorrenti ai tavoli da gioco, ossia IL LENTO (detto anche analisys paralisys), in quanto tale maschera può essere attribuita, in modo relativistico, semplicemente dal meno rapido dei presenti al tavolo. La realtà è però che in tutti i gruppi (più o meno) c’è sempre un margine di tolleranza e quindi è solo quando l’attesa si prolunga un pò troppo e se essa è dovuta SEMPRE alla stessa persona che si inizia a censurare il ‘lentone’ che sta riflettendo ere geologiche sulla prossima mossa.

Credo che sia dovuta proprio ad un ‘lento’ l’invenzione del termine che normalmente viene utilizzato, nel vocabolario geek d’oltreoceano per definire la situazione, ossia analisys paralisys, che, tradotto letteralmente, sta a descrivere la situazione di paralisi del gioco causata dalla eccessiva riflessione richiesta: il concetto è a due facce, perchè se è vero che sottende la presenza di almeno un ‘pensatore estremo’, dall’altra scarica un pò della colpa al gioco il quale, con la sua complessità e/o presenza di troppe variabili, stimola a tale inusitato pensamento (ed è per questo che credo l’abbia coniata un ‘uomo lento’ alla ricerca di giustificazioni!).

Al riguardo commento solo che anche gli scacchi, gioco di riflessione tipico e classico, possono essere giocati, anche in tornei, utilizzando orologi settati con un numero minimo di mosse per ora, oppure in modalità ‘lampo’, con pochi minuti a testa: è chiaro che così il gioco diventa del tutto diverso, ma tra le due situazioni c’è anche la autoregolamentazione dei due giocatori ..

Il test
Comunque, tornando al nostro uomo lento, premetto che la sua presenza al tavolo per certi aspetti ‘nobilita’ il gioco, perchè la sua riflessione fa si che le partite non siano casuali, ma acquistino una certa ‘importanza’ e valore: del resto, se uno ci riflette così tanto, vuol dire che ci tiene a vincere ed allora tutti, forse, si impegnano un filo di più.
Detto questo, soprattutto per evitare di fare ammenda con poteziali amici che possano, casualmente, sentirsi interessati da questo articolo (lo sottolineo, attinenze di ogni tipo a fatti reali sono puramente casuali), passo ora al classico test a domande, utile per capire se possiate rientrare nella categoria (di solito però non serve il test: bastano i vostri compagni di gioco con le loro lamentele per farvelo intuire ..).

1. Siete spesso ripresi dai vostri compagni di gioco per una ‘certa lentezza’ nelle vostre mosse ?

2. Vi ritrovate a discutere sulle regole di gioco, fermando sempre la partita sino a che non è stata risolta la questione ?
3. Vi fanno notare anche la vostra eccessiva lentezza nel tiro dei dadi ? (spesso il rollio dei dadi può arrivare anche ad un minuto, in quanto sfruttato per prendere ulteriore tempo)
4. (opzionale) Avete la barba ? (qui ci sono studi, non confermati, secondo i quali l’uomo lento tiene la barba perchè nel tempo di riflessione su quanto lasciarla lunga o corta o come tagliarla, essa ricresce ..)
5. Avete la tendenza a tornare indietro sulle vostre mosse, per ‘ottimizzare’ il risultato ?
6. Siete convinti che il concetto di ‘filler’ non esista ?
7. Una partita ad un gioco da tavolo deve avere un limite di tempo ?
8. Avete impiegato più di due minuti a rispondere alle prime sette domande ?
9. Pensate che l’analisys paralsys sia un difetto intrinseco di alcuni giochi ?
Ok, qui, per rientrare nella categoria, è ‘sufficiente’ avere risposto si ad almeno sei domande (per la numero sette il no vale come si e viceversa .. – p.s. se vi state chiedendo insistentemente cosa voglia dire quanto riportato in questa parentesi, contate un si aggiuntivo ..).

Effetti sul gioco

Beh, gli effetti sul flusso di gioco sono presto detti, ossia esso è … rallentato! L’uomo lento è infatti un instancabile pensatore, il quale riflette per tempi (dagli altri ritenuti) biblici su ogni mossa ed è un teorico del gioco, abbinando spesso la caratteristica di sommellier (vedi articolo sul ‘compulsivo’) a quella di uomo lento. La combinazione delle due figure in un’unica persona equivale ad un certo dolore per il gruppo di gioco, in quanto non si può neppure sperare che con la pratica i tempi di riflessione dell’amico lento possano divenire accettabili, in quanto, non appena egli riesce a rendere meccaniche le prime grosse riflessioni, si passa semplicemente ad un altro titolo da esplorare.

Tra le ‘missioni’ che l’uomo lento si propone vi sono il : risolvere il gioco (ossia capire se è possibile elaborare una strategia vincente in assoluto (purtroppo lo vuol capire già leggendo le regole ..), capire se ci sono dei ‘buchi’ nel gioco (purtroppo lo vuol capire sin dal primo turno di gioco della prima partita), arrivare ad eseguire in ogni turno la sua mossa ‘perfetta’ (è un pò come andare alla ricerca dell’onda perfetta per il surfer .. ossia non arriva mai!), valutare il gioco sin da prima di completare la prima partita. Sotto certi aspetti il lento sarebbe anche un ottimo recensore, in radice, nel senso che è molto analitico e tende a soppesare ogni aspetto, purtroppo egli, a causa della propria relativa, appunto … lentezza … difficilmente diventa un recensore, perchè gli ci vuole trooooopppo tempo per scrivere anche un articolo.

Per lui il metodo sperimentale è una inutile diavoleria dell’era moderna, in quanto tutto DEVE essere previamente riflettuto e soppesato, del resto, quando mandate dei carri armati all’assalto, qualcuno ci potrebbe lasciare le penne, o no !?!! 

Figure collegate

Spesso quando sono sedute al tavolo altre ‘facce da gioco’ si creano miscele ‘esplosive’, anche per contrasto, un pò come la nitro e la glicerina .. Qui trovate alcune figure che possono essere ritenuti attinenti al tema di cui parliamo, o perchè legate ai tempi di gioco, o perchè al gradi di ‘impegno’ nella partita.
Abbiamo tra queste il veloce, aka il morto aka randoman:  è il principale alfiere del metodo sperimentale e parte a giocare quando gli altri sono ancora a metà delle spiegazioni, ‘tanto poi mentre giochiamo chiediamo quello che serve’ .. Nei giochi Fantasy Flight da oltre tre ore a partita è in grado di giocare tutto in venti minuti, dopo aver ricevuto una spiegazione di regole sintetizzate in tre minuti d’orologio (a fronte delle usuali 32 pagine da manualistica FFG) e, stranamente, è tacciato dai compagni di squadra (nei cooperativi) di ‘mettere tutti nei casini’ con le sue mosse. La miscela tra un lento ed un veloce è esplosiva, anche perchè il secondo, quando nota che c’è un suo ‘contrapposto’ al tavolo, inizia subito a fare campagna terroristica nei suoi confronti, aprendo discussioni e quindi … perdite di tempo 😉 E’ detto anche ‘il morto’ o ‘random’ perchè la estrema velocità lo rende schiavo, a volte, del solo rispetto delle regole di movimento, senza che le mosse abbiano poi un vero ‘perchè’ e quindi la sua partecipazione al gioco può arrivare ad essere accostabile a quella di un bot controllato da un algoritmo di movimento casuale .. E’ però bello averlo al tavolo perchè è lui che, disimpegnato, di solito ravviva la conversazione nei tavoli nei quali siede troppa gente che ama riflettere 😉 Occhio però: il veloce, se arriva per qualche motivo a giocare tante partite ad un’unico gioco, tende a diventare in quello molto forte e pericoloso, anche perchè può giocarci, ai suoi ritmi, molte più partite …

Il conviviale è quello che invece al tavolo siede essenzialmente per stare con gli amici e tutto sommato a lui quello che mettete sul tavolo interessa poco. E’ per certi aspetti la disperazione di alcuni, perchè è chiaro che il suo impegno nel capire gli effetti delle sue mosse è limitato e la cosa scatena l’ira funesta di chi da quelle mosse ‘apparentemente’ incomprensibili è danneggiato inesorabilmente (‘.. perchè … e dico PERCHE’ .. e adesso me lo spieghi, hai scelto ORA il capitano che avevi solo un grano da spedire e NON ci sono più navi che lo trasportano !!!’) . E’ però utilissimo per fare numero e non disturba se volete scegliere altri giochi. Attenzione: la presenza al tavolo di un 50% di queste facce rende la partita un pelo ‘troppo’ disimpegnata, soprattutto se giocate in 4 … 

Il casuale. E’ finito al tavolo per caso, nel senso che era lì a cena e gli han detto, a tradimento, che poi si giocava e che non può andare via perchè altrimenti non siamo abbastanza. Non ha idea di che significhi il gioco e fa fatica a capire il concetto di ‘mossa’. Lo trovate spesso relegato nei margini esterni del tabellone, quelli con le zone che producono di meno e nei gestionali ‘costruisce’ motori di produzione ‘basici’, coinvolgendo al massimo due o tre merci (anche nei giochi di Rosenberg). Si chiede spesso, nel corso della serata, cosa stiano facendo gli altri ma, poverino, non dà noia ed alla fine non si lamenta nemmeno.

L’uomo dalla strada più lunga. E’ il classico giocatore non troppo competitivo il quale si ritaglia, in ogni gioco, i suoi personali obiettivi, che spesso non comunica a nessuno, in modo tale che non venga in mente a qualcuno di ostacolarlo. Il bello è che normalmente questi obiettivi non portano alla ‘vittoria’ (come la intendono gli altri …), ma per lui l’importante non è quello che pensano gli altri … In Catan di solito si concentra su cose, appunto, come costruire la strada più lunga, lasciando perdere il concetto di costruire nel frattempo delle colonie, ‘perchè gli fan perdere tempo’ ed il legno e l’argilla servono per le strade.

p.s. avrete capito che la combo peggiore è quella del lento conviviale … Qui, direi, l’unica soluzione è  probabilmente quella di giocare a tris o briscola …
Chiudo riportando qui un simpatico video a tema girato dagli animatori del sito Dice Tower , che ritengo davvero ispirato !!
Che dite ? Qualcuno di voi si riconosce nelle ‘facce’ descritte ? Apriamo un dibattito: l’uomo lento è una specie da salvare ? 😉 😉

[Facce da gioco] Il compulsivo

scritto da Fabio (Pinco11)

Spesso, parlando del gioco da tavolo, sottolineo l’importanza, nelle dinamiche delle partite, del più importante dei componenti, ossia le persone che stanno intorno al tavolo e della loro capacità, volontà o desiderio di stare insieme per divertirsi. A volte mi è capitato di girare la macchina da ripresa verso l’esterno, parlando di qualche gruppo di giocatori (a proposito: se qualche gruppo volesse concordare un articolo su di se, mi contatti!), ma quello che ho spesso notato è che, pur cambiando luogo geografico, compagnie e composizioni dei gruppi, certe figure tendono a ripetersi, quasi fossero ‘maschere’ popolari pronte ad essere indossate, come nel teatro antico, dai singoli intervenuti alla serata.
Mi è capitato anche di leggere brevi articoli nei quali, con toni più o meno scherzosi, si cercava di costruire un piccolo ‘bestiario’ dei gamers, identificandone alcune figure ed ho pensato di prendere da ciò spunto per alcuni (o magari solo questo …) articoli sul tema. 
Come partenza ho identificato la figura del compratore compulsivo (come da definizione Treccani: impulso, comportamento, atto e sim., che viene eseguito da un soggetto in modo macchinale e infrenabile), ossia di quel giocatore che letteralmente non resiste all’impulso, trovandosi davanti ad un gioco da tavolo che per qualche motivo lo affascina (e vi assicuro che spesso i requisiti minimi sono davvero … beh, minimi) di acquistarlo subito, senza pensare alla possibilità reale, in futuro, di utilizzarlo.

Una sindrome !!!! Attenti !!!
Nel campo psichico si arriva addirittura a configurare una vera e propria patologia da Shopping compulsivo, ma qui mi limito decisamente a considerazioni più semplici ed ad una simpatica anche autoironia. 
Per capire se rientrate  nella categoria, direi che posso somministrarvi un piccolo test a domande (rispondete Si o No):
1.  Avete in casa scatole di giochi ancora nel cellofan ?
2. Sono più di 5 ?
3. Avete scambiato o ceduto un gioco da tavolo per almeno una decina di volte senza averlo mai giocato ?
4. Avete comprato giochi da tavolo solo perchè vi piaceva il nome o la scatola, senza sapere assolutamente di che si trattasse ?
5. Le scatole di giochi ancora nel cellofan superano le venti unità?
6. Comprate giochi in preordine ?
7. Possedete più di 100 giochi ?
8. Leggete in genere, prima di acquistare, una recensione o le regole del gioco ?
9. Vi siete chiesti mai perchè avete comprato i giochi che giacciono inutilizzati nel vostro scaffale ?
SOLUZIONE (leggete oltre solo se volete il risultato, dopo aver fatto il test) : direi che se avete risposto si alle prime 7 domande e no alle ultime 2, siete sicuramente un gamer compulsivo a tutti gli effetti, per cui il consiglio è di mettervi dei limiti (ma perchè, poi ? se siete contenti così, chi sono io per farvi smettere ?). Tanto più vi siete discostati dalla soluzione ideale del compulsivo, tanto meno potrete fregiarvi di questo titolo  😉
Quanti di noi lo sono ?
Io stesso devo ammettere che in certe fasi sono rientrato in questa categoria e ricordo di aver ceduto vari titoli senza averli mai giocati: credo che la fase di scambio sia per certi aspetti anche catartica e curativa della ‘sindrome’, nel senso che  ogni volta che si dà via qualcosa così, senza nemmeno dargli una chance, si comprende, in fondo, che non lo si doveva acquistare da principio. 
Devo anche ammettere che l’hobby del blog mi ha a sua volta aiutato molto a ‘smettere’, nel senso che la conoscenza di gran parte delle uscite (e la disponibilità di uno spazio limitato per la conservazione dei giochi, concordato con la gentil consorte) mi fa selezionare in modo naturale gli acquisti, limitandoli a poche unità all’anno (diciamo meno di una ventina, và … forse …), ma riconosco che l’impulso, di fronte a titoli noti ma che per un motivo o per l’altro non mi è mai riuscito di provare, è forte. Diciamo che potrei rientrare tra gli ‘ex fumatori’ da due pacchetti al giorno, che son riusciti a scendere nel limite di 5/6 siga al dì … 😉
Ci sono però degli aspetti positivi !!!
Beh, il primo aspetto positivo dei compulsivi è per chi lo conosce: si ha a disposizione di solito una quantità di titoli tra i quai scegliere, senza spendere nulla! Per altro l’interessato è anche contento quando riesce a metterli sul tavolo, perchè così dimostra che ha fatto bene a comprarli ed è legittimato a prenderne altri … 😉
Detta così, non vedo perchè ci si debba adoperare in qualche modo per far ‘smettere’ i nostri amici compulsivi 😉
Sindromi collegate
Strettamente collegate alla patologia principale, come in tutte le buone schede cliniche, ci sono una serie di ‘nevrosi’ secondarie, ossia quadri di personalità che emergono come effetti secondari del morbo principale.
Nel nostro caso le figure affini al Compulsivo, possono essere identificate nel 
a. il sommellier,  ovvero l’assaggiatore di giochi da tavolo, quello che ogni santa serata arriva tirando fuori un nuovo gioco da provare, percheè il bello è ‘provare qualcosa di nuovo’, cosicchè non c’è fisicamente mai la possibilità, in sua presenza, di rigiocare a qualcosa. Per lui la longevità è un concetto moooolto relativo, visto che basta che un gioco resista una serata: gli unici a rischio sono i fillerini .. 😉 Questa è una figura decisamente scomoda per chi voglia un attimo soffermarsi a gustare qualche gioco in profondità, perchè difficilmente il sommellier riuscite a tenerlo a giocare più di 3-4 partite allo stesso gioco.
b. l’uomo delle regole, ossia l’appassionato lettore di manuali, che conosce tutti i giochi prima ancora che l’editore turno ne abbia reso disponibile una traduzione in lingua più nota, perchè ci ha già pensato lui a studiare le meccaniche grazie a google translator. A volte prende qualche granchio (del resto non tutti i manuali sono scritti alla perfezione), ma a volte arriva a dichiarare di essersi stufato di un gioco ancor prima di averlo giocato, perchè ‘sulla base delle regole ha già capito tutte le strategie! Ogni gruppo che possiede questa figura, però, di solito la apprezza, perchè le regole alla fine le spiega tutte lui (sempre che però sia anche BRAVO a spiegarle, altrimenti è da crocifiggere …).
c. l’importatore. Compra tutto all’estero, se può dalla fabbrica, se può preordina ed ogni giorno viaggia su kickstarter. Ad Essen lo vedi girare con due trolley per mano ed una lista della spesa che farebbe invidia alla famiglia Bradfod al supermercato. Non si preoccupa minimamente del fatto che l’editore possa mai mettere a disposizione in manuale in italiano, ma nemmeno in inglese, tanto, ‘qualcuno che conosce lo sloveno prima o poi lo troverò’.
d. il collezionista. Aaaargh! A casa sua ha oltre trecento giochi e ne compra al ritmo di cento all’anno. Di fatto qui la passione diventa quella di possederli, più che di giocarli … ‘e poi se li apri si sciupano …’. A volte possiede più copie dello stesso gioco, ‘perchè se poi qualcuno di vuole giocare almeno me ne rimane una intonsa’ … 😉
Beh, per questo giro mi fermo: qualcuno di voi si è mica riconosciuto in qualcuna delle facce da gioco descritte ?
Chi avete nel vostro gruppo che si identifica meglio in esse ? Che faccio, vado avanti on le prossime ‘facce’ ?
Ricordo che l’idea è di autoironizzare sulle nostre piccole ‘tare’ da hobbysti del gioco da tavolo e non certo di pensare che la cosa si traduca davvero in un problema !!! 😉