Prime impressioni – 1984 : Animal Farm

scritto da Fabio (Pinco11)

Impegnativo è il tema prescelto dalla polacca Kuznia Gier per la sua novità di punta di quest’anno, in quanto lo steso titolo del gioco del quale ci occupiamo oggi è frutto del collage tra due romanzi di Orwell, ossia da una parte il noto 1984, libro nel quale si teorizza l’esistenza di un immaginario grande fratello che vigila su di noi, controllandoci, e dall’altra La fattoria degli animali, titolo allegorico, nel quale i residenti della fattoria in questione pongono in essere una vera e propria rivoluzione, ribellandosi all’uomo.
Medesimo è il presupposto del gioco, visto che esso è ambientato in un futuro alternativo nel quale questi ipotetici animali hanno preso il potere ed ora, esattamente come accaduto in scala minore nel romanzo prima citato, si trovano a combattere tra loro, fomentando rivoluzioni nelle cinque aree calde del pianeta.
Ad onta della profondità dei temi, quanto a dinamiche il gioco, ideato dal trio Krzysztof Cywicki, Rafał Cywicki, Krzysztof Hanusz, è un gioco per 3-5 persone , indipendente dalla lingua, che verte su meccaniche di maggioranze variabili, molto interattivo ed adatto ad un pubblico potenzialmente ampio.

All animals are equal but some animals are more equal than others


I componenti di gioco sono presto elencati, consistendo essi prima di tutto in un piccolo tabellone, nel quale si trova illustrata una mappa del mondo, con evidenziate (con un cerchio) le teoriche 5 aree di conflitto sulle quali si sviluppa la partita. Ogni giocatore riceve poi una scheda personale, che utilizzerà per allocare i gettoni influenza che riceverà nel corso della partita (60, divisi in cinque tipi, uno per ciascuna area, es. il leone per l’Africa, il canguro per l’Australia, …), nonchè i nove cubetti e cinque dischetti del suo colore, utili per tenere traccia della propria pressione delle varie aree e delle azioni speciali delle quali si dispone. Tre mazzetti di carte completano la dotazione, servendo uno per attivare le ‘rivoluzioni’ (valgono punti vittoria), uno che simboleggia i punti bonus attivi ed uno per le carte azione.

Quanto alle meccaniche, rinviando come sempre al manuale in inglese, posso dire che, in sintesi, l’idea del gioco (che si svolge sulla base di 6/9 turni) sia quella di andare a piazzare i propri cubetti influenza all’inizio della partita (spostandoli in seguito e/o aggiungendone altri) e poi aggiudicarsi, grazie ad abili alleanze strette di volta in volta, i segnalini influenza, da spendersi per ottenere punti e/o bonus.

In pratica, sopo aver provveduto allo spostamento eventuale di 1 proprio cubetto, si va a compiere il giro delle 5 aree di conflitto sul tabellone, verificando per ognuna di esse chi abbia la maggioranza: il bello qui è che è possibile concordare tra più giocatori (lasciandone però almeno uno in minoranza!) una alleanza (che vale solo per quel turno e solo per quell’area), potendo assommare i cubetti di entrambi per ottenere la maggioranza (ottenendo così i ‘dominatori’ un gettone influenza per ogni cubetto). Per capirci se il blu ha due cubetti ed il rosso, il verde ed il giallo uno, sarà a lui sufficiente allearsi con chi desidera per ottenere il dominio sull’area, ma gli altri tre, se lo vogliono, possono allearsi tra loro, mettendo così il blu in minoranza.  

Terminata l’aggiudicazione dei gettoni si passa alla fase ‘rivoluzione’, nella quale si possono utilizzare i gettoni ottenuti per far scattare le rivoluzioni, ossia per attivare le carte che sono collocate tra i giocatori, una a destra ed una a sinistra di ognuno: anche qui il bello è che non conta chi contribuisce maggiormente a soddisfare i requisiti indicati dalla carta (es. servono due canguri ed un leone: non conta se li mette tutti uno dei due giocatori che sono separati da quella carta o se li mettono entrambi, perchè tutti e due ottengono i due punti vittoria corrispondenti), ottenendo entrambi il relativo bonus di punti. Con i gettoni influenza è poi possibile anche acquistare la possibilità di eseguire azioni bonus (che cambian da partita a partita, a seconda delle carte uscite) o tenerli da parte (max 4).

Alla fine del sesto (o nono) turno si vede chi ha ottenuto più punti, attribuendo a lui la vittoria.

George Orwell?


Parto come sempre dall’ambientazione per dire che l’idea alla base del gioco è intelligente, perchè si è spinta al limite l’allegoria del romanzo (il secondo) di Orwell che è stato utilizzato per dare il nome al gioco (poi tutto si ferma lì, perchè il tema è sfruttato solo superficialmente), introducendo addirittura uno scabroso tema politico di dominio delle superpotenze sui paesi del terzo mondo. Sin troppo facile è infatti leggere gli americani nell’aquila o i russi nell’orso ritratti nelle schede, mentre i centroamericani sono raffigurati da altrettanti pappagallini colorati ed armati, così come gli africani da altrettanti cammelli.
Non mi sembra però che la serietà del richiamo abbia pagato troppo, perchè ho paura che i visitatori della fiera siano rimasti forse un poco spaventati dal tema, non dando a questo titolo l’attenzione che le dinamiche, veloci e sbarazzine, potevano invece fargli meritare.

Quanto ai componenti siamo invece nel minimalista, seppur efficace: il tabellone è della dimensione giusta per tavoli da caffè francesi (quelli tondi piccoli che ho visto a Parigi) ed i cubetti e segnalini sono a loro volta contati. Bella la grafica (o almeno a me piace), con giusti accostamenti di colori ed illustrazioni in tema con l’ambientazione prescelta. A voler essere pignoli direi che forse potevano un pelo aumentare la dimensione della mappa del mondo, ma direi che alla fine tutto è funzionale allo scopo.


Le dinamiche di gioco risultano gradevoli e coinvolgenti, di quelle adattissime, secondo me, ai gruppi che abbiano in passato gradito cose del tipo di Alcatraz o Resistance, perchè qui l’idea di partenza è quella di mettersi a discutere e contrattare animatamente ad ogni piè sospinto, andando di volta in volta a stringere alleanze che durano giusto il tempo di incassare i gettoni influenza, per passare poi subito alla successiva area di conflitto e quindi discussione. Si possono applicare poi strategie, cercando di volta in volta di andare ad acquisire maggioranze in aree meno affollate e/o investire sulle carte azione, utilizzando però, per farlo, preziosi gettoni influenza, così come si può lasciare sempre ai vicini l’onere di riempire le proprie carte rivoluzione, risparmiando sui costi, ma attirandosi poi le loro piccole vendette. 

E’, insomma, un gioco di quelli che devono essere dialogati e discussi in ogni turno e nel quale la dialettica la fa da padrone, per cui è davvero necessario che i giocatori gradiscano questo tipo di dinamiche, perchè chi, invece, ami in modo riflessivo stare da una parte a farsi i suoi conti in genere non caverà grossi risultati o divertimento dalle sessioni di gioco. C’è la giusta possibilità di studiare tattiche, ma poi tutto è sotto l’occhio di tutti, per cui chi prende il sopravvento sarà rapidamente ostacolato dagli altri in ogni area di tensione.


In definitiva 1984: animal farm è un titolo che ad Essen mi ha colpito favorevolmente, risultando gradevole nei componenti e simpatico nelle dinamiche, molto interattive e coinvolgenti, il tutto con due regolette in croce  di base da spiegare. Tra gli aspetti negativi c’è la relativa scabrosità del tema, che può facilmente allontanare il pubblico tipicamente familiare (il binomio ironia politica – gioco da tavolo non paga tantissimo), nonchè la necessità di sottoporlo a gruppi abbastanza numerosi (direi che 4/5 giocatori è il necessario per farlo girare bene) e bendisposti verso titoli nei quali saper chiacchierare conti di più che saper solo fare i propri conti. Pur non rientrando tra i generi a me graditi, credo di aver fatto capire come lo abbia apprezzato per la partita di prova alla quale ci siamo dedicati, per cui lo sottopongo alla vostra attenzione. Quanto al prezzo quello di listino dovrebbe viaggiare sui 35 euro, ma scommetto che si troverà in giro a meno … 😉

— Le immagini sono tratte dal manuale del gioco o dal sito della casa produttrice (Kuznia Gier) alla quale  appartengono tutti i diritti sul gioco. Le immagini e regole sono state riprodotte ritenendo che la cosa possa rappresentare una gradita forma di presentazione del gioco. –