[boardgame world] A chi piace il cinghiale?

scritto da Fabio (pinco11)

Recentemente ho iniziato con una certa frequenza ad utilizzare la dizione gioco cinghiale per descrivere titoli piuttosto strutturati, indirizzati ad un pubblico di gamer abituali: l’idea era quella di indicare un qualcosa di non immediatamente digeribile e quindi particolarmente heavy.
La scelta del termine poi nasce, freudianamente, anche dal fatto che a me il cinghiale (parlo della carne) piace, così come piacciono i giochi di quel tipo, per cui l’abbinamento è stato un po’ d’obbligo. In seguito ho notato che tra amici e commentatori del blog l’etichetta è piaciuta ed ha preso ad essere utilizzata, per cui eccomi qui, a vantarmi della paternità della cosa ed a discettarci sopra.
Parto da qui per ragionare insieme a voi su quale sia, oggi come oggi, il livello di profondità preferito dai giocatori di boardgames, ponendomi la provocatoria domanda se ci sia ancora spazio, oggi come oggi, per i cinghiali, sulle nostre tavole.

Il gamer come geek  ? (… ma parla come mangi!)


In una chiacchierata fatta tempo fa raccoglievo le indicazioni di un autore il quale mi spiegava come il tipo di giochi che seguiamo in questo blog rimarrà, secondo lui, sempre e necessariamente ‘di nicchia’ (almeno da noi), in quanto agli utenti è richiesto mediamente un livello di impegno ed applicazione incompatibile con quello della media dei potenziali utenti di massa. Ci sono infatti prima di tutto dei regolamenti da leggere, cosa che sembra terrorizzare i non adepti (vedi l’italiano medio), c’è da riflettere per tutta la durata delle partite, quindi ci sono dei componenti rigorosamente contati da tenere da parte, poi un prezzo che non è quasi mai di fascia bassa e così via. Alla fine la ‘massa’ si indirizza (quando lo fa) quindi verso i classici e soliti noti, che acquista più che altro per abitudine (vedi Monopoly) oppure verso i party games o i commerciali (su licenza di trasmissioni, film, cartoni animati e simili). 

Dall’altra parte poi si sviluppa, seconda parte del’ipotesi, una sorta di snobismo del gamer, che diventa, in questo senso il geek americano, ossia una categoria dedita ad un certo hobby , al quale si appassiona e che riconosce negli altri adepti vitalità ed agilità mentale, contrapposta alla limitatezza di chi non li capisce.

Il vero gamer, quello tosto, tende quindi ad autosegregarsi nei gruppi di già adepti, che aperti sono verso l’esterno, ma poi non così tanto.
Queste premesse sono solo in parte corrette, perchè, soprattutto nel recente, le iniziative per avvicinare al gioco da tavolo il grande pubblico ce ne sono davvero parecchie, tra quelle ‘artigianali’ dei club, che stanno proliferando, alle piccole e grandi fiere, che sembrano ospitare numeri di visitatori davvero importanti.
Resta però il discorso legato alla difficoltà a far compiere il primo passo ai non giocatori, che non è così semplice: una volta che però la gente la ospiti al tavolo (esperienza personale) si capisce come la gran parte dei titoli sia alla fine fruibile a tutti.
Cosa ha a che fare tutto ciò con il nostro discorso sul cinghiale? Beh, se stai compiendo un cammino per avvicinare a questo hobby altra gente, che ne è digiuna, in genere non vai a cercare un titolo troppo complesso da mettere sul tavolo. Inoltre, se il discorso sulla ‘autosegregazione’ ha una sua fondatezza, allora il cinghiale compare davvero su poche tavole …

Gli scacchi sono il primo cinghiale della storia? Ma cos’è un cinghiale?

Ci pensavo tempo fa: tra i giochi classici c’è sempre stata una sorta di contrapposizione tra la dama e gli scacchi, dove la prima è stata considerata ‘introduttiva’ ed i secondi ‘palestra della mente’. In effetti il giocatore di scacchi ha sempre avuto un velo di chic che lo circonda, anche se nel recente, temo, questa passione ha conosciuto una forte flessione di attenzione.
Probabilmente gli scacchi rappresentano, nell’immaginario collettivo, proprio il primo cinghiale riconosciuto della storia: da qui possiamo partire per capire cosa possa rientrare in questa categoria.
Requisiti? Premettiamo che non tutti devono essere presenti insieme (a volte hai un cinghiale dalle regole apparentemente semplici, altre volte sono lunghe, ma poi è veloce, …), ma un elenco delle caratteristiche ricorrenti può essere:
1. manuale lungo (oltre 12/16 pagine)
2. durata oltre i 90 minuti
3. componentistica complessa
4. richiedono capacità di riflessione e concentrazione
5. sono assoggettabili a calcolo matematico ed a programmazione
Ho detto tutto? 


.. il cinghiale è un animale in via di estinzione?

Fatta tutta la premessa, ovvero capito che è un cinghiale, devo dire di avere la sensazione che la categoria in sè sia in via estinzione, o almeno si stia evolvendo verso forme più ‘agili e scattanti’.
Non sono tanti anni che avevo tra le mani giochi decisamente cinghiali come Descent (specialmente nela sua articolazione Road to Legend, ossia la modalità campagna), come World of Warcraft the Boardgame o simili, tutta roba (chi non ricorda 1830, con le sue due paginette di manuale?) che si faceva fatica a far stare in una serata e quando ci si riusciva le ore erano di quelle piccole. Altri titoli? vediamo un Through the Ages con le sue 4 ore medie, Twilight Struggle con tre o Paths of Glory con otto! 
Il trend di adesso, invece, è decisamente quello di ridurre il tempo di gioco e di semplificare alla grande le dinamiche, il tutto per avvicinare il grande pubblico al boardgaming.
Se scorriamo l’elenco dei titoli che dominano nelle classifiche generali possiamo infatti notare come da alcuni anni quelli che emergono tendano ad avere una durata più contenuta rispetto ai mostri sacri più strutturati che vi ho citato poco fa.

Tra i titoli heavy di quest’anno, poi, se andiamo a vedere, di roba che rientri a pienissimo titolo nei cinghiali di una volta non ne troviamo molta: per fare un paio di esempi Clash of Cultures rappresenta un tentativo di semplificare il genere dei 4x (a sua volta terreno ospitale per il nostro peloso maiale selvatico), così come Archipelago, gestionalotto che si propone di farvi giocare in meno di un’ora (selezionando obiettivi rapidi).

Per il resto abbiamo un Terra Mystica, che è considerato come un teorico cinghiale, che sta in una teorica oretta e mezzo e poi, per quanto non sia propriamente immediato da spiegare, non è che proponga, quanto alle azioni da fare, poi duecento diverse scelte al giocatore. Se scorriamo i titoli che hanno avuto maggiore successo c’è poi Tzolk’in, che è un bel gestionalino, ma che non metterei affatto negli ungulati, ed anche le opere del nostro noto e coccolato Feld, per quanto siano ritenute comunemente come ‘complesse’ da masticare, non hanno in realtà i requisiti propri della nostra categoria, mancandogli almeno un paio di requisiti importanti (direi i primi due).

Le uscite che, ultimamente, sembrano incarnare maggiormente i crismi del cinghiale, sono ai miei occhi quindi Eclipse e Mage Knight: questo però mi rafforza nel pensiero che il vero cinghiale, quello duro e puro, che non lascia spazio per neanche cinque minuti di filler e che fai fatica a finirlo in una sera o anche due, sia in via di estinzione.
Sarà il mondo di oggi che ci spinge a provare più cose, sarà che il mercato per la roba pesa e dura è piccolo, sarà quello che volete, ma il vero cinghiale è qualcosa che dura almeno dalle ore in su ed i due che ho citato forse quelle durate le sfiorano nelle partite di apprendimento, per poi rientrare in qualcosa di più ‘fruibile’ da tutti 😉

Concludo quindi dicendo che utilizzerò il termine in modo più ampio, ricomprendendoci anche roba come Terra Mystica, Clash of Cultures e simili, ma nello stesso tempo, con una lacrimuccia, mi rendo conto che i tempi del giocone totalizzante, duro e puro, sono forse un pò passati. Voi che dite, avete colto anche voi questa tendenza alla semplificazione’? Avete invece trovato più o meno numerose ‘perle’ davvero pesanti ?

Fatemi sapere! In fin dei conti, il cinghiale è un bell’animaletto … 😉

Salviamo il cinghiale … 🙂

Immagine del cinghiale d’inizio tratta dall’archivio free Publicdomainpictures. I diritti sulle immagini dei giochi appartengono ai rispettivi produttori.

11 comments on “[boardgame world] A chi piace il cinghiale?

  1. Come dicevo credo che sia un trend diffuso di oggi quello di velocizzare i tempi delle cose e di estrarre il succo da ogni potenziale 'cinghiale'. Non so se sia un bene od un male… 😉

  2. Nemmeno il Kennerspiel des Jahres è riservato a veri e propri cinghiali… Il fatto che non abbiano pensato ad una categoria dedicata o che nella classifica dei giochi per esperti non compaiano i cinghiali è indice della loro se non estinzione, direi almeno addomesticazione in suini poco setolosi 🙂

  3. Diciamo che quando scelgo un gioco da acquistare guardo la complessità del regolamento e della componentistica. Certo, il rischio è quello di ritrovarsi, in periodi piuttosto floridi dove il gruppo di gioco sembra attrarre nuovi adepti in aggiunta ai soli due quali di solito siamo, con titoli improponibili ai neofiti. Allora li vai di lima e acquisti qualcosa di leggero. Ma non c'è piacere!!! Spesso gioco leggero=gioco molto fortunoso, fate un pò voi i conti. E poi odio i c.d. filler, che ci posso fare???Io nel paninazzo tra una fetta di cinghiale e un'altra voglio ancora cinghiale; niente insalatina!
    Terra Mystica è un finto cinghiale, un leprotto travestito: se è vero che per spiegarlo ci vuole un bel pò, le azioni dopo si susseguono piuttosto velocemente senza complicazioni.
    Concludo: cinghiali, cinghiali, cinghiali! Se no, meglio giocare a briscola!

  4. vuoi per costi di produzione, vuoi per aumentare la fruibilità del gioco (dunque anche le vendite), il cinghiale è in via di estinzione….anzi no!
    è in via di evoluzione!!

    generalmente i giochi cinghiali devono la loro durata a questi fattori:
    – set up lungo per via dei molti materiali (e clean-up altrettanto lungo)
    – molte regole e/o effetti da sapere e ricordare, prima della partita e durante
    – molte operazioni meccaniche da eseguire (si pensi ai dividendi, al piazzamento esagoni e alla fase di calcolo degli introiti delle varie compagnie in 1830; esiste un software che fa in automatico molte delle operazioni e accorcia di almeno 3 ore la durata del gioco!!)
    – il cinghiale è un gioco COMPLESSO (difficile vedere, governare, intuire tutti i risvolti e tutte le variabili. il bello sta proprio nel fatto che è impossibile prevedere con certezza il futuro ma bisogna compiere delle scelte basandosi sulle informazioni attuali, sull'intuito, la strategia e la tattica) MA il cinghiale è anche COMPLICATO (capire quale è la situazione attuale in tavola, quante e quali sono le azioni che posso fare e cosa succede se le faccio, è un'operazione faticosa, a volte noiosa e richiede tempo)

    in pratica, parte del turno è dedicata a capire quali sono le scelte disponibili e che effetti hanno (parte noiosa e complicata) e il resto del turno serve per soppesare le varie scelte possibili e infine scegliere (parte divertente e complessa; le scelte sono generalmente più interessanti di quelle di altri giochi più semplici)

    io trovo che i (migliori) gestionali tedeschi dei nostri tempi siano esattamente i cinghiali di una volta, ma evoluti, e dunque se da un lato conservano la profondità e stimolano il ragionamento, essi sono meno soggetti alle caratteristiche del cinghiale sopra citate che, oggi giorno, molti editori considererebbero come difetti del gioco. perché? perché molti giocatori oggi giorno li considerano difetti del gioco!

  5. In effetti non ho grossi dubbi nel considerare per esempio uno Specie Dominanti come 'cinghiale', anche se il regolamento è di quelli che si spiegano alla fine, in poco, proprio per via della sua complessità. Sotto questo aspetto quindi ti do ragione.
    Pensando poi al passaggio di Descent, dalla prima alla seconda edizione (che ora riprende alcune meccaniche della espansione road to legend) colgo il tuo concetto della 'evoluzione' di cui parli.
    Ho idea che i cinghiali si stiano adeguando ai tempi, anche se non so, però, se si tratti di una vera e propria evoluzione, pensando più ad un 'adattamento'. Ma ci sta che sia io ad essere un pò nostalgico 🙂

  6. fabio, visto che il termine “cinghiale” funziona bene, tocca trovare un'altro nome più forte per la definizione di “ponte”, magari un altro animale, cosi le definizioni vanno di pari passo 🙂

  7. A me piace il cinghiale, parecchio.
    ma va saputo cucinare, sennò sa di bestino.
    ovvero: un gioco deve restituire in complessità, in profondità e soddisfazione, quello che richiede in termini di complicazione e tempo.
    Agzaroth

  8. Restando in tema culinario io suddividerei i giochi così:

    Monopoly&Co. = Fast Food
    Family/Gateway = Pizza
    Filler = arachidi
    Astratti = Sushi
    Heavy = Cinghiale

  9. Mi piacciono le proposte di Nero. Anche io avevo pensato ad analogie col mondo animale, però il tema culinario non è male 🙂
    Come alternativa alle definizioni di Nero, propongo:
    Monopoly&Co = pasta (sono giochi di massa, quindi penso a qualcosa che tutti hanno a casa, o che hanno provato almeno una volta nella vita. Un settantenne avrà giocato a tombola e al gioco dell'oca almeno una volta nella vita, ha la pasta in casa, ma non è detto che sia mai stato in un fastfood o ci vada di frequente)
    Filler = l'idea degli stuzzichini/aperitivo ci sta bene. Valuterei le patatine come alternativa agli arachidi.
    Ciao

  10. Filler/aperitivi mi piace molto, alla fine capita di fare in una serata di fare i filler prima del gioco importante (la cena) ma altre volte i finisce solo per fare solo tanti filler ( e quindi mangiare solo con gli aperitivi :D)

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