Rialto – Prime impressioni

scritto da polloviparo.

Qualche sera fa, sono riuscito a provare Rialto, nuovo gioco di Stefan Feld, che quest’anno ha in programma ben quattro giochi.

I giochi in questione, come ormai molti di voi sapranno, sono Bora Bora, Rialto e Brügge già disponibili e Amerigodato per disponibile, salvo smentite ad Essen.
Di Bora Bora abbiamo già parlato e riparlato, quindi non mi dilungherei ulteriormente (trovate tutto qui).
Sinceramente, fra i quattro, era il gioco su cui avevo riposto maggiori aspettative.
Aspettative premiate come ho scritto nella mia recensione, in quanto il gioco si è rivelato una vera gemma.
Riguardo Brügge, l’elemento forte di richiamo è dato sicuramente dall’accoppiata Feld-Menzel.
Un gioco che vede la collaborazione di uno degli autori più in auge al momento e di uno dei grafici più talentuosi del settore, non può che destare interesse e sicuramente è il colpo d’occhio a far da padrone.
Il gioco si presenta veramente molto bene, con le illustrazioni di alto livello a cui Menzel ci ha abituati.

Nella foto accanto la coppia Menzel (a sinistra) e Feld (a destra).

Per il momento risulta penalizzato dal fatto che sia disponibile solamente l’edizione Hans im Glück, ossia quella tedesca.

Il gioco infatti non è totalmente indipendente dalla lingua, contenendo le carte del testo.
Toccherà quindi con molta probabilità, per chi non ha familiarità con tale idioma, attendere quantomeno l’edizione  Z-man in inglese.

Nella foto accanto la componentistica di Brügge.


Amerigo dal canto suo, vede i suoi punti di forza (ma anche di debolezza) nell’editore Queen games e nelle dinamiche ancora una volta “apparentemente originali”.

Mi spiego meglio, i punti di forza della casa editrice della Regina, sono sicuramente legati a produzioni di alto livello per quanto riguarda componentistica e materiali.
I punti di debolezza, direttamente collegati, sono un prezzo di acquisto (specie in tempi recenti) piuttosto alto.
Per quanto riguarda le dinamiche “apparentemente originali” mi riferisco al fatto che fra l’elenco dei componenti del gioco compare una voce “dice tower” ossia una “torre dei dadi”.
Tutti ovviamente hanno subito pensato ad un implementazione di un “aggeggio” simile a quanto visto in Wallenstein / Shogun, altri titoli di punta della casa editrice.
Comunque sia il fatto che Feld si cimenti ancora una volta nell’uso dei dadi non può che generare curiosità.
Al momento non ci sono ancora immagini ufficiali del gioco, fatta esclusione per la scatola.

Nella foto accanto la scatola di Amerigo.

Dopo questa lunga premessa veniamo finalmente a Rialto, che è quello di cui fondamentalmente vi voglio parlare oggi.

Come al solito non una recensione incentrata sul regolamento (potete comunqe consultare l’anteprima disponibile qui) ma una “chiacchierata” sulle impressioni che mi ha lasciato il gioco.
Comincio col dire che ero un po’ prevenuto su questo titolo. Un po’ perché quando un Autore se ne esce con quattro giochi in un anno, immagino difficile che siano tutti di alto livello e dopo Bora Bora, mi aspetto quindi una scala discendente e non ascendente.
Il titolo è stato presentato sin da subito come un “Feld-light“, quindi più vicino ad uno “The Speicherstadt” o ad uno Stasbourg, titolo quest’ultimo che non rientra propriamente nelle mie grazie, in quanto fortemente e quasi esclusivamente incentrato sulle fasi di asta (che mi hanno un po’ stufato).
Aggiungente una componente grafica non propriamente accattivante e primi commenti in rete piuttosto tiepidi e capirete che non me la sono sentita, per quanto apprezzi Feld, di acquistare a scatola chiusa.
Ciò non toglie che quando un amico mi ha invitato a casa sua a provare il gioco, io sia corso per vedere se i miei dubbi erano fondati o meno e se riuscivo a levarmi qualche perplessità.
Come mi piace far di solito, desidero partire da un inciso, che risparmierà a chi non ne ha voglia di leggersi tutto il resto.
Domanda: Rialto è un buon gioco?
Risposta: Sì
Domanda: Rialto è uno dei migliori giochi di Feld?
Risposta: No
Ovviamente secondo i gusti personali di chi scrive.
Vediamo di approfondire
Rialto si presenta, come mi aspettavo come un gioco piuttosto semplice ed un regolamento che si spiega piuttosto velocemente.
Il fatto che non presenti le solite !mille e mila” tessere, permette anche un setup in tempi non biblici.

Il gioco si basa fondamentalmente su un sistema di maggioranze e non può non richiamare alla memoria San Marco di Alan. “Ticket to ride” R. Moon e Aaron Weissblum, titolo dell’ormai lontano 2001.

I due titoli presentano di fatto non solo la stessa ambientazione, ma anche le stesse meccaniche e alcune similitudini grafico-componentistiche.

Nella foto accanto la componentistica di San Marco.

Detto questo i giochi sono comunque sufficientemente diversi per chi apprezza le sfumature per chi invece: “i giochi di piazzamento sono tutti uguali” prego passare oltre.
Un ultima curiosità la scatola mi ha invece creato un senso di déjà vu, per la notevole somiglianza per scelte cromatiche e stile a quella di Venedig di Klaus-Jürgen Wrede.

Nella foto accanto la scatola di Venedig.

La mano di Feld a mio avviso è chiaramente distinguibile, tre fasi di gioco suddivise in set di sub-azioni preordinate, il sistema di determinazione dell’ordine del turno ecc…

Le tre fasi sono, come sempre riportate sulla plancia di gioco e più precisamente nell’angolo in basso a destra.

Tuttavia si discosta un pochino dal suo standard, in prima battuta per la  grande linearità contrapposta alla consueta possibilità di fare punti in molti modi differenti.

Il sistema si basa sulla scelta multipla dei set di carte disponibili, ai quali poi si aggiunge la pesca di due carte coperte.
Innegabilmente l’ordine di turno è fondamentale per non doversi beccare i set più sfortunati.
Differentemente dai suoi altri giochi dove lo sforzo per essere primi è comunque accompagnato da un riconoscimento in punti, in questo caso è fine a se stesso.
C’è da dire però che l’ordine di turno decide anche gli spareggi in caso di egual numero di carte giocate, elemento da non sottovalutare assolutamente, spesso e volentieri infatti il bonus è attribuito proprio in base a quest’ordine.
Il fatto di pescare due carte coperte serve a renderlo un gioco non totalmente aperto nelle informazioni, cosa che minerebbe le fasi successive, nella lotta per aggiudicarsi le maggioranze di carte giocate.
Ad ogni carta, corrisponde un benefit, quindi il doge ci fa avanzare nella scala dell’ordine di gioco, la monetina ci fornisce i soldi necessari per utilizzare gli edifici, le gondole ci danno nuovi “omini”, “puzzillini”, “tripolini” (chiamateli come meglio credete), da piazzare successivamente sulla plancia, i mattoni ci faranno costruire edifici e così via.
Chi gioca più carte degli altri ottiene un bonus che solitamente segue la logica del: “un pezzo in più”.
Quindi se gioco più carte “soldino” di tutti diciamo ad esempio tre, prenderò quattro soldino ossia 3 + 1 di bouns.
Il bonus è in linea di massima sempre importante in quanto una monetina in più può sempre far comodo, così come piazzare un omino in più può fare la differenza, ma sicuramente il peso maggiore di questo bonus si fa sentire nel piazzamento di ponti e gondole.
In questo caso infatti è chi ha la maggioranza a decidere la posizione del piazzamento, con la possibilità quindi di fare il “bello ed il cattivo tempo”.

Gli edifici sono piuttosto importanti, anzi direi fondamentali, in quanto permettono di creare un piccolo motore di gioco senza il quale non si va avanti.

Questo è un punto un po’ delicato del gioco in quanto trovo che oltre a non essere molti per tipologia (12 suddivisi in quattro livelli per tre categorie), non siano tutti parimenti importanti.
Questo non significa per forza di cose sbilanciati, ma sicuramente alcuni sono più appetibili di altri.
Basti pensare che alcuni permettono di giocare con un numero maggiore di carte, incrementando esponenzialmente la possibilità di ottenere bonus e comunque di avere dei vantaggi immediati non di poco conto.
I modi di fare punti, come detto sopra, non sono molti.
Si ottengono punti per le monete e i trippoli rimasti (premio di consolazione), si ottengono punti per gli edifici costruiti (proporzionalmente al loro livello), il bonus di cinque punti per aver piazzato per primi un puzzillo in ogni distretto blu o giallo (tre per colore) e i punti per le maggioranze nei 6 distretti del gioco.
Mi allaccio a questo punto ai turni di gioco che sono per l’appunto 6, ossia uno per ogni distretto.
Ad ogni turno si possono piazzare, principalmente, trippoli su uno ed un solo distretto.
Dico principalmente perché poi con qualche “artificio” e qualche carta qualche omino può essere messo anche altrove, ma parliamo comunque del piazzamento principale.
Questo significa che se nel turno in corso non riuscite a piazzare gli omini, quel distretto è bello che andato.
Il fatto che il valore dei distretti non sia fisso, ma modulabile sulla base dei ponti e delle gondole che si piazzano sulla plancia è invece piuttosto interessante.
Offre sicuramente possibilità di forte interazione, con la possibilità anche di qualche bastardata, andando a ridurre il valore di distretti per noi non interessanti 😉
Si ha la sensazione che il gioco scorra via troppo velocemente e le possibilità di modifiche in corsa, siano veramente poche.
Il mio metro di riferimento della categoria è ancora una volta  El Grande, secondo me saldamente ancorato al trono.
I molteplici cambiamenti dei cubetti offerti dalla carte azione del capolavoro di Kramer e Ulrich qui è totalmente assente.
Questo si traduce in una mancanza di colpi di scena o stravolgimenti (chi ha detto Torre?) che tanto donano al gioco in termini di divertimento.

Rialto, come si può facilmente immaginare, non è totalmente deterministico, ma non ha neanche una componente aleatoria particolarmente fastidiosa.
I set di carte alla fine sono solitamente, per un verso o per l’altro interessanti, aggiungete la pesca di due carte coperte e la possibilità di modifiche offerte dagli edifici e avrete una certa sensazione di controllo.
Tuttavia quando proprio avete bisogno di una data tipologia di carte e queste proprio non escono, non è che ci si possa fare poi molto.
Poco possono anche i jolly, che vanno necessariamente giocati in accoppiata con le altre carte.
Per creare una nuova tipologia in alternativa servono due jolly che solitamente è una giocata sconveniente.
Come tutti i giochi di questa categoria, non è esente al 100% da fattore kingmaking e da il meglio di se in un numero elevato di giocatori, direi almeno quattro o cinque.
Il gioco è anche per due giocatori, ma mi sembra di aver capito che utilizzi una sorta di “dummy player”, che diciamoci la verità non è propriamente la soluzione più elegante.
Gioco bocciato quindi?
Assolutamente no. Come ho detto il gioco non è male.
Non mi piace attribuire voti numerici, ma in questo caso mi è d’aiuto, diciamo che un 7 rende bene l’idea.
Un titolo più che discreto pienamente nella media, ma non un capolavoro assoluto.
La grafica non è particolarmente accattivante, c’è anche da dire però che il prezzo non eccessivo (circa una trentina di euro) va in parte a far chiudere un occhio su questo aspetto, ovviamente per quelli che non mettono la grafica al primo posto.

Grafica funzionale quanto volete e la grafica non è mai stata il punto di forza dei titoli di Feld, ma in questo caso siamo quasi ai minimi termini (date un po’ un’occhiata al dettaglio della plancia e giudicate direttamente).
Intanto che stiamo parlando di grafica mi raccomando, se decidete di acquistate il gioco procuratevi direttamente le bustine protettive perché le carte vanno mischiate ripetutamente nel corso della partita, per formare i vari set di carte.
Il gioco è totalmente indipendente dalla lingua fatta esclusione per il manuale.
I simboli sono molto chiari e facilmente leggibili ed essendo pochi gli edifici, non avrete difficoltà nel memorizzare gli effetti.
Il gioco non si è negato il vezzo delle plance individuali, veramente di moda di questi tempi, ma in questo caso sono esclusivamente un contenitore per i nostri edifici, soldi e trippolini, nulla di indispensabile quindi.

Quando si parla di Feld le aspettative sono sempre molto alte e ci si aspettano titoli di una certa profondità e complessità.
Questo semplicemente non è uno di questi, quindi è necessario un cambio di prospettiva.
Voglio dire se prendete come termine di paragone un “In the Year of the Dragon” o un “Bora Bora” e questa è la tipologia di gioco che state cercando, probabilmente resterete delusi.
Se invece cercate un gioco più veloce ed immediato, ma non per questo banale, tipo un “Ticket to ride” tanto per intenderci (per durata e complessità ovviamente, non per tipologia di gioco), potreste rimanerne piacevolmente sorpresi.
Il gioco richiede circa un oretta per essere giocato in quattro, quindi un tempo veramente contenuto.
Anzi forse pure troppo, quando sarete attorno al terzo turno e quindi a metà partita vi verrà da dire: “cavolo fra un po’ il gioco è finito ed io non ho ancora fatto niente…”
Nel classificarlo un Feld light, ho richiamato Strasbourg, termine di paragone nemmeno tanto “pellegrino”  in quanto sostanzialmente, per alcuni aspetti anche Rialto ci propone una sorta di Aste.

Molto mascherato, ma pur sempre aste, di fatto si offrono dei quantitativi di carte per aggiudicarsi dei vantaggi e il miglior offerente guadagna il bonus (non è un caso che alla voce meccaniche di Bgg compaia la dicitura Auction/bidding).
Adesso che mi ci fate pensare il fatto che si giochino dei set di carte per piazzare qualcosa non rende così “pellegrino” nemmeno il richiamo di “Ticket to ride”…
Ok, forse adesso sto lavorando un po’ troppo di fantasia… 😉
Se non cercate un gioco spaccacervelli, ma un titolo di “hand management” e “area control” per passare un’oretta con un livello di sfida tutto sommato soddisfacente, Rialto potrebbe non essere una scelta sbagliata.

Il gioco è disponbile come sempre su Egyp.

— Le immagini sono tratte da BGG. Tutti i diritti sul gioco appartengono all’Autore ed alla Casa editrice. Le immagini e regole sono state riprodotte ritenendo che la cosa possa rappresentare una gradita forma di presentazione del gioco. —

4 comments on “Rialto – Prime impressioni

  1. Ciao Polloviparo, concordo perfettamente con il tuo giudizio.
    Io essendo un Feld non ho resistito, e l'ho comprato, pur avendo letto su BBG dei commenti non entusiasmanti.
    Chiaro che questo gioco a livello di complessità non si avvicina neanche a Bora Bora ma devo dire che terminata la prima partita mi ha lasciato voglia di rigiocarlo.
    Il gioco scorre via veloce e non ti brucia il cervello.
    Anche secondo me gira meglio con almeno 4 giocatori.
    Gioco leggero ma non banale da usare come secondo gioco dopo una bella partita a Bora Bora, Terra Mystica o Tzolkin 🙂
    Come voto un bel 7.5 anche per il prezzo sotto i 30 euro.
    Unico neo il tracciato segna punti che credo sia il più illeggibile della storia 😀
    Ciao

  2. Hai ragione il segnapunti è davvero pessimo!
    I segnalini vanno messi FRA i lampioni ed io mi sbagliavo sempre mettendoli SUI lampioni.
    Nel corso della partita ho dovuto sistemarli (grazie all'aiuto di chi ci aveva già giocato) più di una volta. 🙂

  3. interessante.. certo pero che la mappa simile a un gioco e la scatola che richiama BRUTTALMENTE l'altra, altretutto con stessa ambientazione…beh, potevano scervellarsi un po di piu

Leave a comment